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Vaccino per la varicella, ecco perché serve farlo

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Il vaccino per la varicella è entrato nei livelli essenziali di assistenza

La varicella non è una malattia banale. Oltre ad essere estremamente fastidiosa e al rischio cicatrici può evolvere nel “fuoco di Sant’Antonio” (riaccendendo il virus zoster) ed è a rischio complicanze anche gravi.

Si stima che dal 3{21f99c6ac5d19357f85664ef3109d82aefa9217ee900604e73ab92b21524c15e} al 5{21f99c6ac5d19357f85664ef3109d82aefa9217ee900604e73ab92b21524c15e} dei casi sviluppino gravi complicanze come polmoniti, sovrainfezioni cutanee e meningo-encefaliti, che richiedono un ricovero urgente in ospedale.

Il vaccino è stato introdotto in via sperimentale in 5 regioni dal 2005 e i risultati sull’efficacia della prevenzione sulla popolazione sono evidenti. In Veneto, ad esempio nel 2004 si stimavano circa 60.000 nuovi casi all’anno, che sono passati a 23.600 nel 2008, con una stima di 37 mila casi di varicella prevenuti in un anno.

La varicella fa paura e provoca uno stress emotivo familiare

Oltre alle conseguenze sulla salute la varicella riesce a creare anche un clima di apprensione e stress familiare: molti genitori ricorrono al ricovero ospedaliero per l’aggressività della malattia e accumulano un grande stress emotivo.

Oggi la vaccinazione e’ entrata nell’elenco dei LEA (livelli essenziali di assistenza) e viene fornita gratuitamente dal Servizio sanitario: la si puo’ eseguire, nell’infanzia, contemporaneamente, con un vaccino tetravalente o separatamente col vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia. In entrambi i casi si devono somministrare due dosi per ciascuna vaccinazione.

 

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