Mantenere sani il cuore e i vasi sanguigni è fondamentale per ridurre i fattori di rischio che possono sorgere con il passare del tempo. Il pistacchio è un alimento salutare, che può aiutare ad avere un buon livello di colesterolo e favorire la prevenzione dell’obesità. Gli studi sul trattamento della disfunzione erettile hanno rilevato che gli uomini che integravano la loro dieta con i pistacchi per tre settimane, al termine dello studio miglioravano gli indici della funzione erettile. Anche il diabete e la glicemia possono essere prevenuti attraverso il consumo dei pistacchi. L’International Food Information Council* (FIC, Consiglio internazionale per l’informazione alimentare) ha rilevato che i maggiori problemi legati alla dieta sono correlati alla riduzione dei grassi saturi o degli acidi grassi trans, dello sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio e dei carboidrati raffinati. L’IFIC ha rilevato inoltre che un terzo della popolazione sottoposta allo studio ha concordato sul fatto che le proteine aiutano a sentirsi satolli e sono particolarmente salutari durante le fasi di invecchiamento. I pistacchi inoltre aiutano a prevenire la formazione di trombi e di coaguli di sangue Le proteine possono inoltre aiutare a perdere peso. Per questo si consiglia il consumo di pistacchi, e in generale di alimenti che portino con sé queste proprietà benefiche.
I farmaci anticoagulanti sono in grado di ridurre il rischio di formazione di coaguli, chiamati anche trombi. Sulla base della modalità di somministrazione (per bocca o iniettabili), del meccanismo d’azione e dei possibili effetti collaterali, si dividono in tre grandi categorie:
Ci soffermeremo sul consumo degli anticoagulanti orali o cumarinici, farmaci che interferiscono con i fattori della coagulazione dipendenti dalla vitamina K, poiché il loro effetto farmacologico può subire modifiche dalle molte e ben note interazioni con altri farmaci e con il cibo. Gli anticoagulanti orali o cumarinici (Coumadin e Sintrom) si assumono una volta al giorno, preferibilmente alla stessa ora, meglio se lontano dai pasti, nelle ore centrali del pomeriggio o la sera prima di andare a letto. Dal momento che la dose di anticoagulanti necessaria è molto variabile tra i diversi individui, è necessario misurare il tempo di coagulazione attraverso uno specifico esame del sangue, per essere certi che il trattamento sia condotto in maniera efficace e sicura. L’esame di controllo è il “tempo di protrombina” attraverso il quale si misura il tempo che impiega a formarsi il coagulo quando il sangue è messo a contatto con apposite sostanze. La risposta viene espressa come attività di Protrombina o preferibilmente come INR (International Normalized Ratio o Rapporto Internazionale Normalizzato). Più alto è l’INR maggiore è la fluidità del sangue. Lo scopo delle misurazioni periodiche è quello di evitare i valori estremi, che si possono associare più facilmente a un fallimento della terapia per i valori troppo bassi o a un aumento del rischio emorragico per quelli troppo alti.
Questo test viene utilizzato per adeguare il dosaggio del farmaco ed ottenere i livelli di INR ottimali, che sono in genere predeterminati per ogni patologia, abitualmente tra 2 e 3. È comunque opportuno registrare in un diario le dosi di anticoagulanti assunte in quanto la dose spesso viene modificata per mantenere il corretto INR. L’azione dei farmaci anticoagulanti orali è basata sull’interferenza con la vitamina K fondamentale per l’attività di alcune sostanze (fattori di coagulazione) che servono per la formazione del coagulo. La vitamina K nei cibi e nei preparati pertanto ostacola l’effetto dell’anticoagulante e in tali farmaci può essere usata come antidoto in caso di dosaggio eccessivo. La vitamina K, di cui disponiamo anche come farmaco, è in parte introdotta con il cibo e in parte direttamente prodotta nel nostro intestino dai germi che normalmente vi abitano; questo ci consente di averne sempre la quantità necessaria. Solo eccezionalmente l’apporto di vitamina K non è sufficiente alle normali necessità dell’organismo. Con una dieta regolare, equilibrata e soprattutto varia, molto raramente si hanno irregolarità di risposta agli anticoagulanti che dipendano dall’alimentazione. Non è necessario, quindi, seguire diete specifiche durante la terapia anticoagulante orale e nessun cibo pertanto deve essere considerato “proibito” di per sé. Non ci sono motivazioni per abolire o ridurre l’assunzione di verdura e frutta. Questi cibi non alterano la risposta alla terapia, mentre sono in grado di aiutarci a non aumentare di peso e a regolarizzare l’intestino. Le verdure sono ricche di vitamine e sali minerali, elementi indispensabili per il nostro organismo. L’assunzione costante di verdure ci aiuta a mantenere nel giusto equilibrio l’azione anticoagulante del farmaco. A questo proposito è importante sottolineare che, nel corso degli ultimi anni, è stato dimostrato che coloro che assumono regolarmente verdure hanno anche un più basso rischio di andare incontro a malattie cardiovascolari. Si dovrà, invece, prestare attenzione tutte le volte che ci sottoporremo a qualche regime dietetico che vada a modificare le abitudini avute fino ad allora. In tal caso dovremo accorciare per alcune settimane l’intervallo tra i controlli dell’INR. Coloro che devono iniziare diete specifiche per altre malattie (ad esempio il diabete) devono segnalarlo al loro Centro di riferimento. Infatti, variazioni importanti nel modo abituale di alimentarsi possono influenzare l’INR. Devono inoltre essere considerate eventuali situazioni in cui, per i motivi più diversi, (ascesso dentario, diarrea o altre malattie) si riduca in modo drastico per qualche giorno la quantità di cibo assunta. Queste situazioni infatti si possono associare ad un aumento eccessivo dell’INR.
Raccomandazioni dietetiche generali
Avvertenze
I consigli dietetici forniti sono puramente indicativi e non debbono essere considerati sostitutivi delle indicazioni del medico, in quanto alcuni pazienti possono richiedere adattamenti della dieta sulla base della situazione clinica individuale.
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