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L’alimentazione durante la gravidanza e l’allattamento

Prima della gravidanza

Per permettere a un neonato di entrare nel mondo in modo sano, occorre cominciare a prepararsi già prima della gravidanza con una misura che permetta di evitare i casi di spina bifida (rachischisi). L’acido folico svolge in questo caso un ruolo molto importante: se l‘organismo della donna non ne contiene a sufficienza, può succedere che all‘inizio dello sviluppo del bambino alcuni processi essenziali non si svolgano in modo ottimale. Potrebbe manifestarsi, infatti, il fenomeno della spina bifida, che comporta una disabilità permanente. Un‘alimentazione sana e variata, conformemente alla piramide alimentare, costituisce una buona base per lo sviluppo del bambino. A tal scopo, alle donne che vorrebbero o potrebbero avere bambini è consigliato di completare la propria alimentazione assumendo 0,4 mg di acido folico sintetico possibilmente 4 settimane prima del concepimento e durante le prime 12 settimane di gravidanza.

Durante la gravidanza

L’aumento di peso consigliato durante la gravidanza dipende dal peso della donna prima di restare incinta. Un adeguato aumento di peso influisce sulla durata della gravidanza e sul peso del neonato. A tal fine, occorre un’alimentazione equilibrata comprendente diversi pasti distribuiti nell’arco della giornata. Un’alimentazione diversificata ed equilibrata, ed un adeguato aumento di peso sono le basi della vita futura del bambino.

 

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Dopo la gravidanza

Secondo l’ultima e IV revisione dei LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) i nuovi valori di riferimento per energia e nutrienti tengono in considerazione anche quelle che sono considerate condizioni specifiche quali gravidanza ed allattamento. Il fabbisogno energetico supplementare della nutrice, legato all’allattamento materno, è correlato alla quantità di latte prodotto. Dopo 2-3 settimane dal parto, la madre che allatta fornisce in genere al neonato 500-600 mL/die di latte, che possono aumentare in seguito fino a 850 mL/die. Tuttavia, la sintesi di latte, molto variabile da donna a donna, può in media essere indicata in 810 mL/die, quantità che si riduce progressivamente durante il divezzamento. Per produrre 810 mL di latte la nutrice ha bisogno di incrementare di circa 700 kcal/die l’assunzione energetica giornaliera. Di fatto, ci si attende che la madre faccia in parte ricorso all’energia che è depositata sotto forma di trigliceridi durante la gravidanza. L’indicazione finale è quella di un aumento del fabbisogno energetico di 500 kcal/die. Una stima proporzionalmente minore va fatta nel caso di allattamento complementare. Un apporto energetico insufficiente in corso di allattamento determina principalmente una riduzione del volume del latte prodotto, ma ne modifica poco la composizione. Le necessità proteiche durante l’allattamento dipendono dalla sintesi delle proteine del latte materno e di conseguenza sono proporzionali alle quantità di latte prodotto dalla nutrice e dunque maggiori nell’allattamento esclusivo piuttosto che in quello complementare. Il livello di assunzione proteica nella nutrice deve essere incrementato di 21 g/die nel primo semestre, in pratica nel caso di allattamento esclusivo. Una stima proporzionalmente minore va fatta nel caso di allattamento complementare. Per quanto riguarda l’apporto di grassi, oltre la quantità (20-35{21f99c6ac5d19357f85664ef3109d82aefa9217ee900604e73ab92b21524c15e} dell’apporto energetico giornaliero) è importante la qualità. In particolare, l’acido docosaesaenoico (DHA) è necessario per un corretto sviluppo delle strutture cerebrali e retiniche. Si raccomanda in allattamento, cosi come in gravidanza, l’assunzione di 100-200 mg/die di DHA in più rispetto a quanto indicato per la donna adulta. Numerosi studi hanno infatti dimostrato l’esistenza di un’associazione tra l’assunzione materna di DHA in allattamento e lo sviluppo visivo e cognitivo del bambino. Tra i micronutrienti, un’attenzione particolare deve essere rivolta a calcio e ferro: il fabbisogno di calcio è largamente coperto da un apporto giornaliero di circa 1000 mg; per quanto riguarda il ferro, invece, è utile che la nutrice, in mancanza di mestruazioni, assuma 11 mg/die da incrementare a 18 mg/die nel caso di ricomparsa di mestruazioni. Da non dimenticare lo iodio: componente essenziale degli ormoni tiroidei e necessario per il corretto funzionamento della tiroide. Gran parte della popolazione italiana sembra esser esposta alla carenza di questo importante minerale e un suo insufficiente apporto con la dieta è la causa principale del gozzo e di molti altri effetti negativi sull’accrescimento e sullo sviluppo cerebrale. La donna che allatta, cosi come la gestante, dovrà far fronte a un aumentato fabbisogno di iodio (assunzione adeguata, in entrambi i casi, pari a 200 µg/die). La concentrazione di numerose vitamine (in particolare tiamina, riboflavina, vitamina B6, vitamina B12, vitamina A) nel latte materno dipende dai livelli di tali vitamine nella madre: a un deficit materno segue quindi generalmente una carenza anche nel neonato allattato al seno. La vitamina D merita una menzione speciale. L’incremento degli apporti di vitamina D nella dieta della madre non sembra modificare il contenuto di calcio nel suo latte né le concentrazioni sieriche di 25-idrossi vitamina D né la densità minerale ossea nel lattante. Le indicazioni non cambiano rispetto alla donna in età fertile, con un’assunzione raccomandata per la popolazione pari a 15 µg/die. Gran parte di tale quantità, peraltro, deriva dalla sintesi endogena di colecalciferolo piuttosto che dagli alimenti. Infine, durante l’allattamento è particolarmente grande il rischio che mercurio e piombo, diossina e composti diossina-simili passino nel corpo del neonato attraverso il latte materno. Determinati pesci contengono elevate quantità di mercurio (metilmercurio).

 

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Reparto di Dietologia

 

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